POTEVO ESSERE IO...

Qui proviamo a fare conoscenza con tutti quelli che per un caso, o per un soffio, sono rimasti ai margini della tragedia.

Quelli che sono stati coinvolti ma sono sopravvissuti, quelli che erano li vicino, o che sono passati di li solo un minuto prima. Quelli che sul ponte ci passavano tutti i giorni ma il 14 agosto 2018 no. Quelli per cui il ponte era parte del quotidiano, o un tratto distintivo della skyline genovese. Quelli che sono rimasti, almeno all'apparenza, indenni.

Quelli che, in breve, non sono stati inclusi o sono stati espulsi dalla cronaca, che ha giustamente puntato la propria attenzione su chi il danno materiale, anche estremo, lo ha subito interamente: i morti, i loro famigiari, gli sfollati, i soccorritori.

Qui ci sono "tutti gli altri". In un certo senso ci siamo tutti.

Stiamo raccogliendo testimonianze e racconti, sia già pubblicati (che riproporremo in forma ridotta, citando la/le fonte/i e fornendo il link al materiale originale) sia originali, per così dire "di prima mano".

E' un lavoro enorme, vuoi per la quantità di articoli, video, post, che sono stati pubblicati, vuoi perchè anche questo è un lavoro sulla memoria, quindi delicato ed estremamente "sensibile".

Chi volesse contribuire, con un ricordo, una segnalazione, un'idea, può farlo contattando MOMQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.o telefonando allo 0108565574 (messaggeria vocale, lasciate un messaggio e sarete ricontattati)

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“Fu una telefonata. <<Papà, mi è caduto il Ponte del Polcevera davanti. Corri qui. È una catastrofe>>.
Sono Marco, sono un pompiere. A quelle parole di mio figlio, Emilio, anche lui vigile del fuoco, scattai. Andai in aeroporto e formai una squadra di cinque uomini compreso me: mi mancavano alla pensione solo 18 giorni. Molto probabilmente sarebbe stata l’ultima missione. E non avrei mai immaginato

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"Entriamo negli spogliatoi, io e i miei colleghi. Mi siedo sulla panca, fuori tuona. Il empo di commentare quella strana giornata d'agosto e la palazzina intera vibra. E stavolta non è un tuono. È Un boato, uno schianto d'aria. Vado alla finestra, per istinto. Vedo crollare il manto stradale del ponte, sgrano di più gli occhi e lo vedo precipitare. Non ci credo. La mente va a un flashback: era solo qualche giorno prima, proprio qui, alla Fabbrica del Riciclo. Cadevano calcinacci sempre più grossi, sempre più inspiegabili. E come sempre, come tante altre volte, ho detto, abbiamo detto: Figuriamoci se...
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